Lectio divina su Mt
15,21-28

Invocare
O Padre, che
nell’accondiscendenza del tuo Figlio mite e umile di cuore hai compiuto il
disegno universale di salvezza, rivestici dei suoi sentimenti, perché rendiamo
continua testimonianza con le parole e con le opere al tuo amore eterno e
fedele. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Leggere
21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di
Tiro e di Sidòne. 22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella
regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia
è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure
una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono:
«Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose:
«Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma
quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed
egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È
vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che
cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò:
«Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante
sua figlia fu guarita.
Silenzio meditativo
ripetendo mentalmente il testo cercando di ricordare quanto letto o ascoltato
Capire
Il vangelo di Matteo, scritto
intorno all’anno 85 d.C., è indirizzato ad una comunità di giudei pii e
osservanti, convertiti alla fede in Gesù. Imitando l’esempio di Gesù, essi
avevano continuato a vivere secondo le tradizioni del popolo giudaico,
osservando in tutto la legge di Mosè. Ma ora negli anni ’80 si trovano ad un
bivio. Dopo la distruzione di Gerusalemme (70 dC), i farisei, loro fratelli di
razza, avevano iniziato a riorganizzare il giudaismo e, in nome della fedeltà
alla stessa legge di Mosè, cercavano di bloccare la diffusione sempre più forte
dei cristiani. Arrivarono al punto di espellerli dalla sinagoga. Questa
ostilità non prevista fece entrare in una crisi profonda di identità la
comunità dei giudei cristiani. Poiché, tanto i farisei quanto i cristiani
affermavano di essere fedeli alla legge di Dio. Chi dei due era nella verità? Con
chi stava Dio? L’eredità del popolo ebraico a chi apparteneva: alla sinagoga o
alla chiesa?
Proprio per animare questo
gruppo di giudei-cristiani, Matteo scrive il suo vangelo. Scrive per
confermarli nella fede, mostrando che Gesù di fatto è il Messia, nel quale
culmina tutta la storia dell’Antico Testamento. Scrive per consolarli in mezzo
a tante ostilità, aiutandoli a superare il trauma della rottura con i fratelli.
Scrive per convocarli a una nuova pratica di vita, mostrando come devono fare
per arrivare ad una nuova giustizia, migliore della giustizia dei farisei. In
questo contesto, l’episodio della donna cananea serviva a mostrare alle
comunità come lo stesso Gesù avesse fatto passi concreti per oltrepassare i
limiti della religione chiusa in se stessa e come Lui facesse per discernere la
volontà del Padre oltre lo schema tradizionale.
Meditare
v. 21: partito di là, Gesù si
ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone.
Nella
discussione circa ciò che è puro e ciò che è impuro, Gesù aveva insegnato il contrario
della tradizione degli antichi, dichiarando puri tutti gli alimenti, e aveva
aiutato il popolo e i discepoli a uscire dalla prigione delle leggi di purità
(Mt 15, 1-20). Ora, Gesù si “si ritira”, allontanandosi dalla Galilea e oltrepassando
le frontiere del territorio nazionale Questo verbo attraversa tutto il vangelo
di Matteo. “Si ritirano” i Magi dopo aver trovato e adorato Gesù
bambino, “si ritira” Giuseppe con Maria e Gesù, prima in Egitto, poi
in Galilea per sfuggire a Erode. Si ritira Gesù in Galilea dopo aver udito
dell’arresto di Giovanni il Battista, e poi ancora sul monte dopo aver saputo
della sua morte. Anche qui Gesù si ritira dopo aver dato una rivelazione di sé.
Va verso le parti di Tiro e di Sidone, territorio pagano, ma non vi entra.
Matteo ci tiene a precisare che Gesù non si spinge mai al di là delle frontiere
della Palestina perché, come dirà Gesù stesso, egli è stato mandato alle pecore
perdute della casa di Israele.
v. 22: Ed ecco una donna
cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me,
Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».
La
donna cananea arriva da un territorio pagano ed entra in contatto con Gesù.
Essa abita dalle parti di Tiro di Sidone (quello che oggi sarebbe il Libano
meridionale) va incontro a Gesù gridandogli la sua preghiera.
L’evangelista
sottolinea il particolare del suo grido dove Gesù viene chiamato “figlio di
Davide”.
vv. 23-24: Ma egli non le
rivolse neppure una parola.
Gesù
non risponde nulla a questo grido. Come mai? Lui che è venuto per dare la vita,
la guarigione e il perdono, quando incontra questa donna fa finta di niente,
non si volta nemmeno a guardarla e a rivolgerle una parola? Per di più questa
donna lo ha riconosciuto come figlio di Davide, quindi come il Messia d’Israele
ed Egli rimane insensibile. Atteggiamento strano! Perché la certezza che
percorre la Bibbia, da capo a fondo, è che Dio sempre ascolta il grido del
popolo oppresso. Ma qui Gesù non ascolta. Non vuole ascoltare. Perché?
Allora i suoi discepoli, gli
si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro
gridando!».
Qui i
discepoli appaiono più umani di Gesù. Essi vogliono liberarsi da quel grido. Ma
neanche loro fanno una bella figura, perché guarirebbero la figlia della
Cananea, ma solo per allontanare questa donna che diventa per loro un impiccio.
Quindi farebbero un gesto d’amore per dei motivi che non sono di amore, ma per
un interesse e per comodo.
Egli rispose: «Non sono stato
mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Gesù
spiega il suo silenzio. Il silenzio è in relazione con la coscienza che Gesù ha
della sua missione e con la fedeltà verso legge di Dio. La forma passiva indica
che il soggetto dell’azione del verbo è il Padre. È come se dicesse: “Il
Padre non vuole che io dia ascolto a questa donna, poiché Egli mi ha inviato
solamente per le pecore perdute di Israele!” La figura della pecora
perduta è efficace e piace molto a Matteo, egli la usa anche in altri passi del
suo vangelo.
Per lo
stesso motivo, nell’epoca in cui Matteo scriveva il suo vangelo, i farisei
dicevano: “Non possiamo entrare a contatto con i pagani!”.
vv. 25-26: Ma quella si
avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!».
La
cananea però non si arrende e gli chiede di nuovo aiuto. Ella si prostra ai
suoi piedi. Anche il verbo “prostrarsi” attraversa tutto il vangelo di Matteo. È
un gesto di sottomissione, il riconoscere l’importanza di colui che ci sta
dinnanzi, è un gesto di adorazione. I Magi si prostrarono davanti a Gesù
bambino, il tentatore nel deserto voleva che Gesù si prostrasse dinnanzi a lui,
i malati si prostravano davanti a Gesù per chiedergli la guarigione, le donne e
i discepoli si prostrarono davanti a Gesù risorto.
Nella
preghiera della donna cananea non ci sta la preoccupazione del rifiuto in
quanto pagana, ma l’amore di una mamma per la propria figlia ammalata. Non si preoccupa
di norme religiose né della reazione degli altri, ma cerca la guarigione là
dove la sua intuizione le fa vedere una soluzione: Gesù!
Ed egli rispose: «Non è bene
prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
Fedele
alle norme della sua religione, Gesù risponde con una parabola dando del cane
alla donna. I cani per gli ebrei erano degli animali disgustosi e immondi e
proprio per questo avevano affibbiato questo termine ai pagani. I pagani erano
esclusi dal banchetto messianico, il quale invece sarebbe stato imbandito per i
“figli” di Israele.
Gesù
dice che nessuna madre toglie il pane di bocca ai propri figli per darlo ai
cagnolini. Nel caso concreto, i figli sarebbero il popolo giudaico, e i
cagnolini i pagani, quindi non figli di Dio, perché non avevano il rapporto
speciale di alleanza con Dio e che Dio aveva regalato al popolo Ebraico. Caso
chiuso! Obbediente al Padre, fedele alla sua missione, Gesù segue il suo
cammino e non bada alla richiesta della donna!
vv. 27-28: «E’ vero, Signore
– disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla
tavola dei loro padroni».
La
donna ammette la sua esclusione al banchetto del regno, sa bene di non esserne
degna, però risponde con un grande intuito di fede: qualche cosa di questo
banchetto finirà anche a coloro che ne sono esclusi, perché il Signore fornisce
il cibo a tutti in abbondanza.
Ella
tira semplicemente la conclusione di quella immagine, mostrando che in casa del
povero (e perciò anche in casa di Gesù) i cagnolini mangiano le briciole che
cadono dalla tavola dei bambini. E nella “casa di Gesù”, cioè nella comunità
cristiana del tempo di Matteo, alla fine del primo secolo, c’erano in più “dodici
ceste piene” (Mt 14,20) per i “cagnolini”, cioè per i pagani!
Il rifiuto
di Gesù alla cananea non era motivato dal timore che non sarebbe stato sufficiente.
Si tratta solo di un problema di obbedienza a certi tempi, a certi “schemi”
prestabiliti dal progetto di salvezza del Padre. Però la donna stessa fa capire
a Gesù che il tempo di estendere la parola di vita anche ai pagani sta per
avvicinarsi.
Allora Gesù le replicò:
«Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante
sua figlia fu guarita.
La reazione
di Gesù è immediata: “Donna, davvero grandi sono i tuoi meriti. Hai grandi
meriti e per questo ti ascolto”. Hai una fede grande, c’è un abbandono, una
fiducia, una disponibilità grande e per questo ti sia fatto come tu desideri.
Ella
si sarebbe accontentata delle briciole, invece Lui le concede il pane. La
figlia fu guarita.
Se
Gesù rispose è perché comprese che il Padre voleva che egli accogliesse la
richiesta della donna. L’incontro con la donna cananea lo fece uscire dalla
prigione della razza e aprirsi a tutta l’umanità. Questo significa che Gesù
scopriva la volontà del Padre ascoltando le reazioni delle persone.
L’atteggiamento
di quella donna pagana aprì un nuovo orizzonte nella vita di Gesù e lo aiutò a
fare un passo importante nel compimento del progetto del Padre. Il dono della
vita e della salvezza è per tutti coloro che cercano la vita e che si sforzano
di liberarsi dalle catene che imprigionano l’energia vitale.
Questo
episodio ci aiuta a percepire qualcosa del mistero che circondava la persona di
Gesù, come egli era in comunione con il Padre e come scopriva la volontà del
Padre negli avvenimenti della vita.
La Parola illumina la vita
La preghiera
anche in questo episodio si è mostrata come “lotta con Dio”. Come vivo la mia
preghiera?
In quali
momenti della vita ho sentito il bisogno di “ritirarmi”?
Qual è il mio
atteggiamento verso chi è diverso da me, per provenienza o per religione?
Come metto in
pratica la volontà del Padre?
Pregare  Rispondi a Dio con le sue stesse parole…
Dio abbia pietà di noi e ci
benedica,
su di noi faccia splendere il
suo volto;
perché si conosca sulla terra la
tua via,
la tua salvezza fra tutte le
genti.       
Gioiscano le nazioni e si
rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con
rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.
(Sal 66).
Contemplare-agire
La preghiera è anche la nostra forza. Chiediamo durante la preghiera
il dono della fede e di mettere in pratica la volontà del Padre.

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