Lectio divina su Lc 12,49-53
Invocare
O Dio, che hai preparato beni
invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.  Per Cristo
nostro Signore. Amen.
Leggere
49 Sono venuto a portare il fuoco sulla
terra; e come vorrei che fosse già acceso! 50 C’è un battesimo che devo
ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! 51 Pensate che io
sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52
D’ora innanzi in una casa di cinque persone 53 si divideranno tre contro due e
due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia
e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Silenzio meditativo: Signore, vieni presto in mio
aiuto.
Capire
In queste domeniche stiamo facendo un
cammino, stiamo percorrendo “la salita verso Gerusalemme”.
Abbiamo meditato sui diversi detti
formativi che Gesù fa ai discepoli. Adesso proseguiamo per completare il
discorso della Domenica precedente, sull’attesa degli ultimi tempi, quando
verrà lo Sposo presso i suoi per farne la sua Sposa (Lc 12,32-48).
Questa domenica fa seguito il tema della
sfida del tempo presente (12,49-57). Essa si divide in due parti: il tempo
della decisione (vv. 49-53, proposto dalla liturgia odierna); i segni dei tempi
(vv. 54-57).
Nei vv. 49-53 “Cristo divide gli
uomini tra loro con il suo vangelo, con le sue pretese, non solo al suo ritorno
ma fin d’ora. Ciò dipende, soprattutto, dalla radicalità della proposta di
salvezza che egli delinea molto bene qui nei vv. 49s, quando parla della sua
passione-morte” (Carlo Ghidelli).
Meditare
v.
49: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già
acceso!
L’immagine del fuoco ricorre spesso
nella Bibbia con molteplici significati. Anzitutto è simbolo della Parola di
Dio pronunciata dal profeta (Ger 5,14; 23,29; Sir 48,1). Viene visto anche
segno della devastazione e del castigo, ma anche come immagine della
purificazione e dell’illuminazione (Is 1,25; Zc 13,9).
Il fuoco può anche evocare protezione
come appare in Isaia: “Se dovrai attraversare il fuoco, sarò con te” (Is 43,2).
Nel NT, l’evangelista Luca mette sulla
bocca del Battista che Gesù è Colui che battezzerà col fuoco (Lc 3,16),
un’immagine associata all’azione dello Spirito Santo che scende sui Dodici il
giorno di Pentecoste sull’immagine delle lingue di fuoco (At 2,2-4) per
riscaldare e vivificare i cuori di moltitudini senza numero.
Il fuoco, in conclusione, è “la forza
che guida i nostri passi nell’approssimarsi del Regno! L’esperienza pasquale
dei discepoli di Emmaus si ripete ancora nel quotidiano incontro con Dio, il
quale si fa “compagno” nel cammino e fa “ardere il cuore“ di ciascun credente
per una rinnovata speranza nella vita e nel compimento della felicità promessa”
(Giuseppe De Virgilio).
“e come vorrei che fosse già
acceso”. Il fuoco di cui parla Gesù non è quel semplice amore tra Dio e
l’uomo, ma l’azione dello Spirito Santo, “perché il nostro Dio è un fuoco
divorante” (Eb 12,29).
Questo fuoco è quel fuoco che già
ardeva nel roveto senza consumarlo e senza consumarsi, un fuoco che non si
spegne, il segno che Dio è vicino, profezia di ciò che siamo chiamati a
diventare e a vivere.
Quella passione di Dio è sempre viva. È
un continuo desiderio, sempre acceso, per ciascuno di noi, per il mondo.
v.
50: C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia
compiuto!
Letteralmente: “con una immersione devo essere immerso”. Qui non parliamo del
comune battesimo, ma della stessa vita di Gesù che è un continuo battesimo fino
alla morte.
Parlare del fuoco associandolo al
battesimo, Gesù indica la strada del cristiano. Il battesimo è associato con
l’acqua ed è sempre l’espressione di un impegno. In un altro punto, il
battesimo appare come il simbolo dell’impegno di Gesù con la sua passione:
“Potete essere battezzati con il battesimo con cui io sono
battezzato?” (Mc 10,38-39).
Il cristiano deve ripete l’esperienza
nel suo battesimo che è morte e risurrezione (Rm 6).
“E come sono angosciato”. Il
verbo indica degli “acuti dolori corporali” (Mt 4,24; Lc 4,38).
L’angoscia di Gesù qui è legata alla sua passione, ma anche a quel forte
desiderio che “arde e non si consuma”.
Nel testo greco il termine viene ad
indicare come una “pressa”. L’angoscia di Gesù è quel dolore che
pressa il cuore “finché tutto sia compiuto”.
Questo grande desiderio viene
comunicato col dono dello Spirito Santo come fuoco che purifica e trasforma in
testimone e annunciatore (At 2).
v.
51: Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la
divisione.
Suona strano il versetto. Il Vangelo di
Cristo, è messaggio di pace per eccellenza; Gesù stesso, come scrive san Paolo,
“è la nostra pace” (Ef 2,14), morto e risorto per abbattere il muro
dell’inimicizia e inaugurare il Regno di Dio che è amore, gioia e pace.
Gesù era stato annunziato da Simeone ai
suoi genitori come colui che sarebbe stato per la rovina e la risurrezione di
molti, quindi un segno di contraddizione (Lc 2,34-35).
Cristo porta divisione e scandalo tra i
suoi stessi concittadine annunciando un messaggio radicale ed esigente (Lc 4).
La passione che arde e non si consuma
supera la divisione con l’amore. Anche se la sua parola e la sua azione creano
divisioni ed opposizioni, egli non rende male per male, ma sa vincere il male
con il bene. Ripaga l’odio con l’amore. Come Gesù, suo maestro, che «ha
abbattuto il muro, l’inimicizia facendo pace nel sangue della sua croce» (cfr.
Ef 2,14.16).
Ogni discepolo di Cristo è ovunque
portatore di divisione e scandalo e di incomprensione.
vv.
52-53: 52 D’ora innanzi in una casa di cinque persone 53 si divideranno tre
contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre
contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro
suocera».
Nel libro del profeta Michea troviamo
scritto: “Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la
madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa
sua” (Mic 7,6). Gesù riprende le parole del profeta apportando una leggera
ma significativa modifica. Se in Michea si parla di conflitto tra il nuovo e il
vecchio. Gesù parla di un conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra la legge e
lo Spirito.
Gesù non cerca conflitti tra le
persone, figuriamoci tra i familiari, ma un ritorno del cuore a Dio.
L’evangelista Luca aveva detto in 1,16, riprendendo il profeta Malachia che
l’azione del Signore sarebbe stata quella di ricondurre i cuori dei padri verso
i figli e i cuori dei figli verso i padri (cfr. Mal 3,22-24).
Le esigenze di Cristo, per coloro che
vogliono diventare come Lui, cioè figli del Padre, devono vivere sempre l’offerta
scandalosa di libertà, della Croce: lasciare l’avere con l’essere. Essere
cristiani non è tutto “rose e fiori”, bisogna perdere la vita per ritrovarla. L’avere
divide, invece l’essere nell’amore unisce perché “forte come la morte è
l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe
di fuoco, una fiamma divina!” (Ct 8,6).
La Parola illumina la vita
Cosa fermenta la mia esistenza? Mi
alimento di quel fuoco che è la Parola di Dio oppure mi addormento?
Quanto oggi il Vangelo mi interroga e
mi inquieta?
Ho scambiato la pace di Gesù, che è la
pienezza di ogni bene messianico, con le mie convenzioni sociali, col mio “perbenismo”?
Mi sono mai trovato in contrasto con
qualcuno a causa delle esigenze del Vangelo?
Sono capace di orientarmi e decidermi
per Cristo?
Pregare
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha tratto da un pozzo di acque
tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare. (Sal 39).
Contemplare-agire
“L’uomo è attaccato alla sua
piccola pace e tranquillità, anche se precaria e illusoria, e questa immagine
di Gesù che viene a portare lo scompiglio rischia di indisporlo e fargli
considerare Cristo come un nemico della sua quiete. Bisogna cercare di superare
questa impressione e renderci conto che anche questo è amore da parte di Gesù,
forse il più puro e genuino” (Raniero Cantalamessa).


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